Generazione walkman
Finalmente anche io ho uno smartphone! In realtà ci si poteva aspettare che un geek professionista, che oltretutto lavora sul web, già da tempo ne possedesse uno. Ma avevo sempre rimandato l’acquisto, sapendo che, una volta tra le mani, avrei cominciato a usarlo in maniera sregolata.
In effetti così è stato. Ho passato le giornate a cavallo tra ferragosto a testare, giocherellare, pastrugnare, scaricare app più o meno inutili, arrivare già di pomeriggio con la batteria esaurita. Ora che è terminata la fase di innamoramento con il mio nuovo giocattolo, sono pronto per fare una serie di considerazioni.
1. La facilità di comunicare che ci dava il vecchio telefono cellulare è ben poca cosa, se paragonata con i recenti smartphone. Ora abbiamo a disposizione uno strumento che si connette con i nostri social network preferiti, ci permette di scattare foto e inviarle in tempo reale, ci “geolocalizza” e fa sapere ai nostri amici dove siamo e se vale la pena raggiungerci. Possiamo insomma portare con noi le “armi” social-comunicative che abbiamo imparato a usare negli ultimi anni (e di cui probabilmente, non possiamo più fare a meno).
2. Cambia il modo in cui si consumano i contenuti sul web. Sto pensando in questo momento ad alcuni dei miei clienti e ai loro target: per molti di loro una versione mobile del sito sarebbe davvero utile. Il cambiamento è ancora più importante se pensiamo che proprio qualche mese fa, il tempo complessivo di navigazione con lo smartphone ha superato quello passato sul computer.
3. Cambia anche il rapporto che abbiamo con i nostri contenuti. Quelli della mia generazione (chiamiamola “generazione walkman”, con un po’ di indulgenza) sono stati abituati a comprare libri, acquistare dischi, conservare i contenuti digitali sul proprio disco rigido o su cd masterizzati. Oggi i libri li metto su Scribd, la musica su Last.fm o su Grooveshark, le foto su Picasa e i miei lavori su DropBox. Si è persa la “fisicità” dei contenuti e si è guadagnata una sorta di ubiquità. Forse per i più giovani non è sorprendente, ma per me lo è.
In questo quadro di cambiamenti, anche io ho cambiato lavoro, o meglio condizione lavorativa: da qualche mese infatti sono free-lance, anche per essere più libero di seguire le rivoluzioni tecnologiche che hanno ricadute sul mondo della comunicazione. Buona parte di quello che pensavo e dicevo due anni fa oggi è già vecchio e anche noi, se non vogliamo diventare obsoleti come un walkman, dobbiamo guardare avanti senza lasciarci spaventare. Nemmeno da uno smartphone.